«Ammaniti ci fa vedere tutto; ma contemporaneamente ci fa un cenno con la testa: sí, è tutto vero ma, badate, bisogna che guardiate meglio... E chi se ne accorge, si diverte ancora di piú». Dall'introduzione di Alberto Asor Rosa
Dall'Apocalissi festosa de L'ultimo capodanno dell'umanità alle peripezie del picciotto Albertino protagonista di Fango, i racconti di Niccolò Ammaniti mettono in scena i nuovi eroi di un'umanità borderline e metropolitana, capace di passare con leggerezza da una modesta aspirazione a un efferato delitto. Sono racconti che mescolano tutti i generi, dall'horror alla commedia all'italiana, trovando infine in una grottesca vena comica il vero elemento comune. Storie nelle quali una minuziosa osservazione della realtà si fonde con una scatenata fantasia, per cui anche la morte si trasforma in uno scintillante spettacolo. Grande bravura e superbo senso del ritmo fanno il resto, dando a questo libro l'aspetto di un autentico, irripetibile gioiello.
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«... se il lettore legge per primo L'ultimo capodanno, si trova a piú di un terzo del libro senza essersene accorto. Se gli piace attribuisce le qualità positive del racconto a tutto il libro e prosegue felice. Rispetto è breve e parla di sesso e violenza quindi il lettore butta questo racconto nero in pasto alla sua ombra e passa appresso. Si consolida l'idea che Fango è un buon libro. E cosí il nostro impavido lettore arriva a Ti sogno, con terrore. E qui lo mettiamo alla prova. Se ha nervi saldi, roba di acciaio e filo spinato, lo finisce. È esausto ma si trova di fronte a Lo zoologo, un'oasi nell'orrore. Si rilassa. E noi gli diamo una sprangata in faccia a tradimento con Vivere e morire al Prenestino e lo lasciamo a terra boccheggiante a ripetersi: "Questo libro è un capolavoro!" Se il lettore poi muore per cause naturali, Carta e Ferro non ha alcun peso sulla sua salute mentale, se invece sopravvive ha forza sufficiente per toccare il fondo. Ma io non me ne assumo la responsabilità, se l'è cercata lui».
Da una lettera dell'Autore all'Editore