È passato ormai piú di mezzo secolo dagli anni in cui Adorno scrisse queste Meditazioni della vita offesa, che, ormai sottratte alle indigestioni e forzature ideologiche degli anni settanta, possono essere considerate nella loro prospettiva di ultimo classico tedesco. Attraverso centocinquantatre aforismi, con un'attitudine apparentemente divagante, Adorno ricompone l'intero orizzonte della vita sociale, politica, culturale dell'uomo occidentale, senza rinunciare mai all'idea di un suo possibile riscatto. Come scrive Leonardo Ceppa nell'introduzione, «serietà e gioco, teologia e clownerie, nostalgia borghese e impegno politico sembrano così felicemente mescolarsi in questo libro davvero unico nella storia della filosofia contemporanea».
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