Ecco Lionel Asbo. Visto da certe angolazioni potrebbe ricordarvi l'attaccante Wayne Rooney, il fenomeno della nazionale inglese e del Manchester United: lo stesso sorriso a denti larghi, la stessa corporatura non molto alta, non molto grassa, ma molto ben piazzata. Di diverso ha una propensione alla violenza in tutte le sue forme e dolorose varietà e un dottorato guadagnato sulla strada in Volgarità e Diritto penale (e se di questa scienza è diventato esperto entrando e uscendo di prigione, per le piú creative sconcezze ha proprio un talento naturale).
E poi c'è Desmond, l'amato nipotino di «zio Li», un quindicenne che solo perché in grado di scrivere - ma senza pretendere correttezza grammaticale (il piú grande mistero: il punto e virgola) - viene considerato dal resto della famiglia un estenuato poeta decadente e a cui Lionel ama dispensare consigli ricchi di saggezza e matura responsabilità per riportarlo sulla retta via: «Perché non te ne vai in giro a sfasciare qualche vetrina? Oppure vattene a casa e guardati un porno come si deve». Des forse verrebbe visto in un'altra luce se sapessero che ha una relazione sessuale con sua nonna, una vecchia di... 39 anni.
Insomma: questa è solo la situazione iniziale, il contesto in cui si innesca - complice anche una lotteria - una storia di incredibile, grottesco umorismo che farà del rozzo, violento, omicida Lionel Asbo l'uomo piú ricco, paparazzato, chiacchierato, inseguito, desiderato della nazione.
Lionel Asbo è un corpo a corpo con la società contemporanea, una satira degna di Swift, Dickens, Burgess o Ballard; una risata cattiva e incattivita sparata in faccia alle ossessioni di un'intera epoca.
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«Un romanzo che ci guarda e ride di noi. Poi ci guarda piú da vicino e ride ancora piú forte. È il romanzo che ci meritiamo».
«The Guardian»
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«Uno dei romanzi piú spassosi di Amis, scritto con lo stesso accecante stile di Nabokov o Bellow».
«The New Yorker»