Un senso di minaccia incombente è ormai parte integrante del nostro mondo, segnato in questi ultimi anni da pandemie, guerre e cambiamento climatico. Tristezza, paura e angoscia sempre più spesso assumono tratti patologici, soprattutto nel vissuto giovanile. Come pensare e agire dentro questo caos? Come vivere questo tempo in cui il mondo di prima sta venendo meno e il nuovo tarda ad apparire? A tali domande cercano di dare risposta Miguel Benasayag (filosofo e psicanalista argentino) e Teodoro Cohen (giovane laureato della Sorbona) scrivendo una lettera alle giovani generazioni, che non pretende di insegnare loro la ‘giusta via’ da percorrere, ma piuttosto offre spunti e pratiche per trovarla insieme. Gli autori – il ‘veterano’ e l’‘amico coetaneo’ – lasciano ai loro interlocutori questa sorta di ‘messaggio nella bottiglia’ da aprire e trasformare in proprio, in cui propongono dapprima una lettura fortemente critica della società del capitalismo digitale, con la sua pervasiva tirannia dell’algoritmo e l’imperativo della prestazione, e poi, nella parte finale, alcune prospettive di un impegno alternativo, che assuma la strutturale fragilità della condizione umana e l’attitudine all’‘intranquillità’ come spinta a «sostenere il desiderio che ci attraversa, che è desiderio di vita, di gioia, di solidarietà».