La fiaba "Il drago e il poeta" di Miyazawa Kenji (1896-1933) narra la storia del poeta Suldatta e del suo incontro con il drago Chanata in un’atmosfera magica tra gare di poesia giapponese e buddismo esoterico.
“D’ora in poi l’arte sarà religione, la religione sarà l’arte” - Miyazawa Kenji
“Lo scopo del lavoro di tutta la mia vita è stato di consegnare questo libro sacro nelle tue mani, e di renderti capace di entrare nel Nobilissimo Sentiero mettendoti in contatto con l’insegnamento del Buddha.”
Questa la nota che nel letto di morte Kenji chiede al padre di scrivere sulle copie, destinate ai suoi amici, della traduzione giapponese del Sutra del Loto. Riecheggiano le parole dello stesso Buddha “faccio ciò solo perché essi possano acquisire l’ Unico Veicolo del Buddha e la conoscenza di ogni modalità” .
L’intera esistenza di Miyazawa Kenji è la vita di chi agisce per il bene altrui utilizzando le proprie capacità individuali e consacrando generosamente il proprio talento nell'aiutare gli altri contribuendo al progresso sociale.
Il poeta giapponese ha dedicato le sue fiabe, tra cui "Il Drago e il Poeta", prevalentemente ai bambini ritenuti gli unici ancora in grado di coglierne con immediatezza e semplicità il messaggio universale celato al loro interno.