Prima ancora di venerare la ragione, i Greci si inchinavano davanti alla possessione, fenomeno di «divina follia» che assume varie forme e da cui discendono il pensiero stesso, la poesia, la divinazione. Ma, se si indaga la storia segreta di questa parola – svilita e diffamata dai Moderni –, si scopre che alla sua origine vi è una figura: la Ninfa, provocatrice della possessione primigenia, la possessione erotica, che colpisce non solo gli uomini ma gli dèi. Il saggio che dà il titolo al libro è un tentativo di ricostruzione del significato di questi esseri delicatissimi e oscuri, fascinosi e terribili, dall’inno omerico ad Apollo fino ad Aby Warburg. A questo testo se ne giustappongono altri, che toccano temi disparati come «Lolita» di Nabokov (storia moderna di possessione), «La finestra sul cortile» di Hitchcock (che si dimostra leggibile attraverso categorie vedantiche), il guanto di Gilda, un’apparizione di John Cage, Chatwin fotografo, due episodi della vita di Kafka, la bibliografia come forma (dove l’esempio è offerto da «Massa e potere» di Canetti) e l’editoria come genere letterario (partendo da Aldo Manuzio, grande editore rinascimentale, per arrivare a Kurt Wolff, che fu l’editore di Kafka).