Il capolavoro del Simbolismo francese, l’opera che ha rivoluzionato e fatto invecchiare di secoli in un solo giorno la poesia pubblicata in precedenza, nasce dal male di vivere del suo autore e da ogni perverso rimedio che egli sperimenta per arginarlo, o forse per abbandonarvisi in maniera ancora più completa. Nel percorso lirico de I fiori del male, Charles Baudelaire racconta per immagini possenti e suggestioni profonde e sinistre il suo spleen, la noia esistenziale, il disagio passivo e a tratti compiaciuto, la pulsione a ribellarsi anche attraverso atti estremi di autodistruzione che ogni mente critica prova, spesso senza riuscire a darvi forma compiuta. Questo poeta maledetto ha trovato invece le parole per farlo, diventando il cantore, struggente, disperato e romantico, del malessere di ogni generazione a venire.
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