La logica culturale del nostro tempo si avvita intorno al perno dell'accumulazione economica, del dominio tecnocratico e dello spirito di appropriazione. Essa reca un senso crescente di separazione dagli altri e da sé stessi che scatena reazioni psicologiche difficili da gestire e aggrava la percezione di un drammatico passaggio di fase in cui sono coinvolti tutti i popoli della Terra.
Gli autori puntano a smascherare le incongruenze dell'immaginario tecno-capitalista, denunciarne l'insostenibilità nel breve, medio e lungo periodo e individuare alcuni dei meccanismi fondamentali che operano all'interfaccia tra soggettivazione e vita culturale. Per uscire vivi dal sortilegio che ci avvince, non si tratta di votare tutte le nostre energie a una pratica antagonista fine a sé stessa, quanto piuttosto di produrre alternative concrete di pensiero, relazione e immaginazione, partendo da alcune parole chiave capaci di tracciare, qui e ora, le coordinate di un possibile vivere-altrimenti.