L’uomo è l’espressione di un’opposizione che lo rende anfibio in quanto vive in due mondi che si contraddicono: quello del finito, che lo rinchiude nella temporalità terrena, e il regno dell’infinito, del pensiero e della libertà. Questi due mondi sono accomunati dal fatto di essere entrambi ambienti del nostro vissuto, per cui non possono essere considerati incompatibili: vanno posti in una correlazione che, non potendo ignorare le loro differenze, produce un attrito animante, dal quale ha origine la cultura, la potente forza trasformatrice che crea il passaggio tra gli spazi della percezione quotidiana e dei saperi profani e quelli dell’indicibile. È questo il luogo intermedio immaginale, autentico tessuto connettivo che mette in relazione aspetti della realtà troppo spesso scissi e contrapposti, di cui gli autori tracciano le coordinate attraverso un’emergente filosofia del tra che spazia dall’antropologia alla psicoanalisi, dalle neuroscienze alla fisica, dalla geochimica alla teologia.