“Il Sogno è una seconda vita. […] È un sotterraneo vago che si schiarisce poco a poco […] poi il quadro prende forma […] e il mondo degli Spiriti si dischiude a noi.”
Con queste parole si apre “Aurélia”, l’onirico racconto della discesa nella follia del poeta e romanziere francese Gérard de Nerval, famoso per la raccolta di racconti “Le figlie del fuoco”. Una storia d’amore e di morte scritta negli ultimi anni di una vita travagliata, in cui realtà e sogno si mescolano continuamente, portando il protagonista e l’ascoltatore in un turbine di visioni, allucinazioni, sogni, ossessioni che avrebbero profondamente ispirato altri artisti come Joseph Cornell, Antonin Artaud e André Breton. Carico di metafore e alte citazioni, “Aurélia” è un viaggio spettacolare e spettrale nei meandri della mente, alla ricerca di qualcosa che, forse, esiste solo nel mondo spirituale.
L’autore
Gérard de Nerval (1808-1855) – nome d’arte del poeta, saggista e traduttore Gérard Labrunie – è stato uno dei più grandi esponenti del Romanticismo francese. Oltre che da una grande creatività, de Nerval era afflitto da gravi disordini mentali, che lo portarono nel 1855 al suicidio. L’autore vedeva i sogni come mezzi di comunicazione tra il mondo di tutti i giorni e il mondo degli eventi soprannaturali, e le sue opere riflettono le visioni e le fantasie che minacciavano costantemente la sua sanità mentale. Raggiungeva l’apice della sua arte quando combinava il suo gusto squisito con la sua infallibile intuizione per l’immagine appropriata con cui trascrivere i suoi sogni di un paradiso perduto di bellezza, realizzazione, innocenza e giovinezza.
Di Gérard de Nerval, D’Anza Editore ha pubblicato “Sylvie. Ricordi del Valois”, in formato audio e ebook.