Miguel Benasayag riprende la celebre diagnosi formulata con L’epoca delle passioni tristi. La approfondisce, la radicalizza, ma ne fa anche un osservatorio da cui guardare al futuro con speranze inedite. Benasayag descrive un paesaggio sociale devastato dal neoliberismo, dominato dall’individualismo sfrenato, dal mito della prestazione illimitata, dalla competizione senza quartiere. Tutto questo, ci spiega, si traduce in un profondo dolore individuale e in una radicale impotenza collettiva. Siamo vittime di questo malessere, e allo stesso tempo non ce ne rendiamo conto. Se l’individualismo ci divide, Benasayag ci spiega come fare di quella separazione ciò che ci rende prossimi e necessari gli uni agli altri. E l’epoca delle passioni tristi si rivela come il tempo della creazione condivisa.